Sebbene entrambe si occupino eliminare i sintomi, esistono notevoli differenze fra la Terapia Breve Strategica Sistemica e una Terapia comportamentista classica. In primo luogo l’epistemologia di base: mentre alla base della terapia strategica c’è un’epistemologia avanzata di tipo costruttivista, la terapia comportamentista si basa su una epistemologia che potremmo definire di “realismo monista”. In altri termini, a fronte dell’assunzione che esiste un’unica realtà “vera” e conoscibile, tipica del realismo monista, la prospettiva strategica sostiene che non esiste un’unica realtà vera, ma tante realtà quante se ne possono inventare. Ovvero, ognuno costruisce la realtà, che poi subisce o gestisce. Questa differenza epistemologica ha delle implicazioni notevoli ai fini del trattamento. Difatti, mentre una terapia comportamentista è finalizzata esclusivamente a modificare i comportamenti (ovvero le reazioni) dell’individuo rispetto alle situazioni vissute come problematiche, la terapia strategica è sì orientata all’estinzione dei disturbi presentati ma, parallelamente, anche alla ristrutturazione della percezione che il soggetto ha di sé, degli altri e del mondo. Questo modello terapeutico, quindi, non si limita ad eliminare i sintomi o i comportamenti disfunzionali per i quali la persona è venuta in terapia, ma è finalizzata a produrre il cambiamento delle modalità attraverso cui questa costruisce la propria realtà personale e interpersonale. A questo fine, il terapeuta strategico sistemico si avvale di un linguaggio di tipo ingiuntivo-suggestivo che appare molto differente da quello indicativo-esplicativo utilizzato, invece, in una terapia comportamentale.


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